Archivio 2011

19 maggio 2011 Oniricum

Dal 19 maggio al 30 giugno 2011 presso il Museo di Storia Naturale di Firenze – Sezione di Zoologia La Specola, sarà possibile visitare la mostra collettiva ONIRICUM, Natura tra sogno e realtà a cura di Angelo Pieroni.
 
Oltre a Miguel Fabruccini e Michele Mulas esporranno gli artisti: Carla Barchini, Sophie Bernini, Cesare Dei, Gigliola Fazzini, Patricia Glauser, Vladimir Kara, Virginia Lopez, Angelo Pieroni, Emanuela Tesei, Emmanuil Tzigunakis.

La mostra intende evidenziare le diverse sensibilità partendo da un tema originario comune: la capacità dell’Uomo di riscoprire la sua appartenenza alla Natura attraverso un percorso di segni e simboli propri di un immaginario che ci accomuna.

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Premio Ceppo 2011

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È il poeta ticinese Fabio Pusterla con la sua raccolta Corpo stellare (Marcos Y Marcos, 2010) il vincitore del 55° Premio Ceppo Pistoia.

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Il premio Ceppo per la Letteratura Internazionale “Piero Bigongiari” (riconoscimento che nel 2008 fu assegnato al premio nobel Mario Vargas Llosa) al grande poeta marocchino Mohammed Bennis, uno dei più importanti intellettuali e poeti contemporanei.

13 maggio 2011 Letteratura e testimonianza

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Intervengono:
Bruno Coppola (Univ. Federico II di Napoli)
Héctor Febles (Università LUSPIO di Roma)
Domenico Antonio Cusato (Università di Catania)
Antonella Ciabatti e David Iori (Centro Studi Jorge Eielson)
Martha Canfield, Coral García, Silvia Lafuente (Università di Firenze)
Livia Maddalena, Mauro Barbiero e Angelo Zedda (Teatro 21)

Il García Lorca 2011 a Fina García Marruz

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La grande poeta cubana Fina García Marruz (La Habana, 1923), membro del comitato scientifico del Centro Eielson, ottiene l’VIII Premio Internacional de Poesía Ciudad de Granada Federico García Lorca

La giuria ha definito Fina García Marruz uno dei grandi nomi della letteratura cubana del XX secolo e una delle voci più rappresentative della poesia di lingua spagnola.

Questo stesso anno, ad aprile, le era stato assegnato il Premio Reina Sofía de Poesía Iberoamericana

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Premio a Claudio Cinti

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Il 9 giugno 2011 Claudio Cinti, direttore di Sinopia Onlus, riceverà il premio della Cámara Departamental del Libro de Santa Cruz (Bolivia) con Mención de Promoción, Fomento y Difusión del Libro, la Lectura, y las Bibliotecas [menzione di promozione, incentivazione e diffusione del libro, della lettura, e delle biblioteche] nell’ambito delle manifestazioni della XII Feria internacional del libro de Santa Cruz, che quest’anno ha come ospite d’onore l’Italia.
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15 aprile 2011 – Aurelio Arturo

Il Centro Studi Jorge Eielson e l’Associazione Culturale Sguardo e Sogno
hanno il piacere di invitare alla manifestazione

La Colombia oggi tra poesia e musica

Venerdì 15 Aprile 2011

Ore 17,00
Sala delle Feste, Palazzo Bastogi,
Via Cavour, 18-Firenze

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Presentazione dell’edizione italiana della poesia di Aurelio Arturo
Casa al sud, a cura di Stefano Strazzabosco
Il Ponte del Sale (Rovigo, 2009)

Concerto di pianoforte di Francesca Maggini
con brani di autori classici contemporanei colombiani

5 aprile 2011 – Alfonsina Storni

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Alfonsina Storni (1892-1938), nata nella Svizzera Ticinese e vissuta in Argentina da quando aveva quattro anni, è una delle voci fondanti dell’espressione femminile del Novecento, insieme all’uruguayana Juana de Ibarbourou e alla cilena Gabriela Mistral, in seguito primo premio Nobel ispanoamericano. Alfonsina seppe costruire un discorso poetico intenso e personale, nato dall’emozione – «non so scrivere diversamente», si giustificava – ma controllato stilisticamente con intelligenza e dimestichezza con le forme espressive dell’epoca, dal simbolismo e postmodernismo alle proposte più dirompenti dell’avanguardia. Non ancora trentenne venne insignita prima del Premio Municipale di Poesia e poco dopo del Premio Nazionale di Letteratura. Non sopportava le gerarchie della società patriarcale e disprezzava le donne sottomesse, che chiamava “pecore”, mentre con fierezza si autodefiniva “lupa”. Amata dal grande Horacio Quiroga, sentiva come lui i “disagi della civiltà” e come lui aspirava a ritornare nella natura in una comunione assoluta e redentrice. Come lui inoltre, per evitare l’umiliazione e la sofferenza di una malattia incurabile, scelse il suicidio. La sua tragica morte, in un momento in cui era già molto apprezzata dalla critica specialistica e molto ammirata a livello popolare, servì a intensificare l’aura leggendaria che la circondava.
La raccolta Senza rimedio (Irremediablemente, 1919), scritta in soli tre mesi, segna il punto più alto nella prima fase della sua evoluzione poetica. Si pubblica completa per la prima volta in italiano, accuratamente presentata, corredata da note esplicative e tradotta da Rosaria Lo Russo e Lucia Valori.
da Senza rimedio (Irremediablemente, 1919)

Introduzione e note di Lucia Valori – Versione di Rosaria Lo Russo e Lucia Valori
Postfazione di Martha Canfield
Le Lettere, «Latinoamericana», Firenze 2010
(illustrazione di copertina di Miguel Fabruccini)

 

 

OYE

 

Yo seré a tu lado silencio, silencio,
Perfume, perfume, no sabré pensar,
No tendré palabras, no tendré deseos,
Sólo sabré amar.

Cuando el agua caiga monótona y triste
Buscaré tu pecho para acurrucar
Este peso enorme que llevo en el alma
Y no sé explicar.

Te pediré entonces tu lástima, amado,
Para que mis ojos se den a llorar
Silenciosamente, como el agua cae
Sobre la ciudad.

Y una noche triste, cuando no me quieras,
Secaré los ojos y me iré a bogar
Por los mares negros que tiene la muerte,
Para nunca más.

 

    SENTI

 

Io sarò al tuo fianco silenzio, silenzio,
profumo, profumo, non saprò pensare,
non avrò parole e non desideri,
saprò solo amare.

Quando l’acqua cadrà monotona e triste
cercherò il tuo petto per poter cullare
questo peso enorme che porto nell’anima
e non so spiegare.

Ti chiederò allora compassione, amore,
perché i miei occhi si mettano a piangere
silenziosamente, come cade l’acqua
sopra la città.

E una notte triste, quando non mi amerai,
mi asciugherò gli occhi e andrò a vogare
nei mari neri che domina la morte,
per l’eternità.

 

       
       
HOMBRE PEQUEÑITO

 

Hombre pequeñito, hombre pequeñito,
Suelta a tu canario que quiere volar…
Yo soy el canario, hombre pequeñito,
Déjame saltar.

Estuve en tu jaula, hombre pequeñito,
Hombre pequeñito que jaula me das.
Digo pequeñito porque no me entiendes,
Ni me entenderás.

Tampoco te entiendo, pero mientras tanto
Ábreme la jaula que quiero escapar;
Hombre pequeñito, te amé media hora,
No me pidas más.

 

    UOMO PICCINO

 

Piccolo uomo, piccolo, piccino,
lascia il canarino che vuole volare.
Sono io l’uccellino, uomo piccolo,
lasciami saltare.

Sono stata dentro la tua gabbia, uomo
piccino, uomo piccino che in gabbia mi metti.
Ti chiamo piccino perché non mi capisci,
né mi capiresti.

Neanch’io ti capisco, però nel frattempo
aprimi la gabbia che voglio scappare;
uomo piccino, ti ho amato quel tanto,
non chiedermi altro.

 

       
       
FRENTE AL MAR

 

Oh mar, enorme mar, corazón fiero
De ritmo desigual, corazón malo,
Yo soy más blanda que ese pobre palo
Que se pudre en tus ondas prisionero.

Oh mar, dame tu cólera tremenda,
Yo me pasé la vida perdonando,
Porque entendía, mar, yo me fui dando:
«Piedad, piedad para el que más ofenda».

Vulgaridad, vulgaridad me acosa.
Ah, me han comprado la ciudad y el hombre.
Hazme tener tu cólera sin nombre:
Ya me fatiga esta misión de rosa.

¿Ves al vulgar? Ese vulgar me apena,
Me falta el aire y donde falta quedo.
Quisiera no entender, pero no puedo:
Es la vulgaridad que me envenena.

Me empobrecí porque entender abruma,
Me empobrecí porque entender sofoca,
¡Bendecida la fuerza de la roca!
Yo tengo el corazón como la espuma.

Mar, yo soñaba ser como tú eres
Allá en las tardes que la vida mía
Bajo las horas cálidas se abría…
Ah yo soñaba ser como tú eres.

Mírame aquí, pequeña, miserable,
Todo dolor me vence, todo sueño;
Mar, dame, dame el inefable empeño
De tornarme soberbia, inalcanzable.

Dame tu sal, tu yodo, tu fiereza.
¡Aire de mar!… ¡Oh tempestad! ¡Oh enojo!
Desdichada de mí, soy un abrojo,
Y muero, mar, sucumbo en mi pobreza.

Y el alma mía es como el mar, es eso,
Ah, la ciudad la pudre y la equivoca;
Pequeña vida que dolor provoca,
¡Que pueda libertarme de su peso!

Vuele mi empeño, mi esperanza vuele…
La vida mía debió ser horrible,
Debió ser una arteria incontenible
Y apena es cicatriz que siempre duele.

    DI FRONTE AL MARE

 

Oh mare, mare enorme, cuore fiero,
cuore cattivo, ritmo disuguale,
sono più dolce del povero legno
che marcisce nelle onde prigioniero.

Mare dammi la collera tremenda:
ho passato la vita perdonando.
Perché capivo, mare, fui donando
«Pietà, pietà a colui che più m’offenda».

Volgarità, volgarità mi opprime.
Ah, l’uomo e la città m’hanno comprata.
Voglio da te collera innominata:
la missione di rosa m’ha stancata.

Lo vedi quel meschino? Mi fa pena,
mi manca l’aria e resto dove manca.
Io vorrei non capire, ma non posso:
è la volgarità quel che m’intossica.

Mi sono impoverita perché abbuia
il capire, perché capire soffoca.
Benedetta la forza della rocca!
Io ho un cuore simile alla schiuma.

Mare, io sognavo d’esser come te
nelle sere lontane in cui s’apriva
nelle ore più intense la mia vita,
mare, sognavo d’esser come te.

Guardami adesso, misera, piccina,
mi vince ogni dolore ed ogni sogno.
Mare, concedimi il compito ineffabile
di diventare altera, irraggiungibile.

Dammi il tuo iodio, il sale, la violenza,
aria di mare e la tempesta e l’ira:
me derelitta, io sono un fuscello,
soccombo, mare, muoio di pochezza.

E la mia anima è il mare, è proprio quello.
Ah la città la corrompe e confonde;
piccola vita, causa di dolore,
che possa liberarmi del fardello.

Voli l’impegno, voli la speranza!
Un’arteria la mia vita terribile
doveva essere, incontenibile.
È a stento cicatrice e duole sempre.

       

Armando Romero

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Lo scrittore colombiano Armando Romero ha vinto l’edizione 2011 del Premio Novela corta Concejo de Siero (Spagna) con il romanzo breve CAJAMBRE

Il premio verrà consegnato all’autore il giorno 25 marzo 2011

Armando Romero (Cali, Colombia,1944). Poeta, romanziere e saggista, è Professore del centro di ricerca Charles Phelps Taft, dipartimento di Lingue e Letterature Romanze dell’Università di Cincinnati.
Le sue opere sono tradotte in inglese, italiano, francese, portoghese, greco, arabo, rumeno e tedesco.

  In italiano:
La radice delle bestie, Sinopia, Venezia 2004.
Hagion horos, Sinopia, Venezia 2006.
Ritratti di un civilizzato in Cina, Sinopia, Venezia 2007.
Incontro fortuito col Filosofo Fantasma, Sinopia, Venezia 2007
Quartine, Sinopia, Venezia 2008.
Versi liberi per Venezia, Sinopia, Venezia 2010.
   

 

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23 marzo 2011 – ore 11 – Reina Palazón

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José Luis Reina Palazón (Puebla de Cazalla, Siviglia, 1941) è poeta, professore di Letteratura e Lingua Spagnola e traduttore da varie lingue (tedesco, francese, inglese, italiano, russo e portoghese). In qualità di professore e traduttore ha svolto un’opera ampia e importante in varie scuole, Facoltà e istituzioni culturali spagnole e straniere, fondamentalmente tedesche. In riconoscimento del suo lavoro di traduttore, ha ricevuto diversi premi sia in Spagna che all’estero. Fra le sue traduzioni dal tedesco spiccano fra l’altro le opere poetiche di Hans Magnus Enzensberger (Visor, Madrid, 1994), Georg Trakl (Trotta, Madrid, 1994), Günter Kunert (Fundación Odón Betanzos, Huelva, 1995) e Paul Celan (Trotta, Madrid, 1999). Dal russo, ha tradotto poesie di Anna Achmatova, Boris Pasternak, Marina Cvetaeva e Osip Mandel’stam. Dal francese, ha tradotto fra l’altro numerose poesie di Mallarmé, Cocteau, Jakobs e Rimbaud. Si è occupato inoltre di poesia italiana, inglese, nordamericana e portoghese contemporanea. Le sue traduzioni più recenti sono di opere di Nelly Sachs, Michael Krüger, Herta Müller, Paul Celan, Paul Klee, Gian Piero Neri.
Come poeta, ha pubblicato finora due libri: Exotarium I: Soledad del Día (Alfar, Siviglia, 1990) e Exotarium II: Cuerpo Inseguro (Calima, Palma de Mallorca, 1999, traduzione italiana di prossima pubblicazione presso Le Lettere di Firenze), ed è sul punto di pubblicarne un terzo, Exotarium III: Antes del Oblío. Alcuni dei testi di quest’ultima raccolta sono già stati pubblicati sulle riviste spagnole «Turia», «Cuadernos del matemático», «Alora», «El Mordisco», «Barcarola», «La Ortiga», etc., sulle riviste latinoamericane «La Pecera», «Nueva Literatura», etc., e sulle riviste tedesche «Arzente» e «Park».

 


da Exotarium II: cuerpo inseguro, Palma de Mallorca, Calima, 1999
(di imminente pubblicazione in italiano presso Le Lettere, Firenze)

 

EL PAISAJE INVISIBLE

 

El cielo fue siempre difícilmente azul.
Los árboles rotaron contra su azar.
Cúbicos, dorados, invernales, sedientos.
Su florecer fue siempre esfuerzo de la nieve.

Las montañas, silentes o quebradas,
eran pasto del silencio. Su lejanía,
-alada percepción-
cumbres que brillan en pedazos de espejo.

Quedaba el viento. El ojo que todo lo ve,
que a sí mismo traspasa, que invade
realidad y deseo. Quién divide o acerca
el mundo hacia nosotros?

No hay alma sin razón, cristal sin fuego.
Más allá de la mente el recuerdo de ayer
es el hoy del olvido. La sombra de tu cuerpo
arena acelerada que diluye el presente.

Ves la distancia del sueño; la imagen
que penetra tu torpe corazón
es sólo un signo breve que te alucina
el tiempo. Ingrato es su latido.

Decanta tu palabra. El agua que te vive
es aún la ilusión que ante tus ojos
esplende. Sin miedo o compasión.
Consciente de tu sueño. Pura realidad.

La vida siempre ha sido un paisaje
que surge de repente.

    IL PAESAGGIO INVISIBILE

 

Il cielo è sempre stato difficilmente azzurro.
Gli alberi hanno germogliato a dispetto della sorte.
Cubici, dorati, invernali, assetati.
Il loro fiorire è sempre stato sforzo della neve.

Le montagne, tacite o spaccate,
erano pasto del silenzio. La loro lontananza,
-alata percezione-
cime che brillano in frammenti di specchio.

Restava il vento. L’occhio che tutto vede,
che se stesso trapassa, che invade
desiderio e realtà. Chi divide o avvicina
il mondo verso noi?

Anima non si dà senza ragione, cristallo senza fuoco.
Al di là della mente il ricordo di ieri
è l’oggi dell’oblio. L’ombra del tuo corpo
accelerata sabbia che il presente allunga.

Vedi la distanza del sogno; l’immagine
che penetra il tuo torpido cuore
è solo un segno breve che ti allucina
il tempo. Il suo battito è ingrato.

Decanta il tuo parlare. L’acqua che ti vive
è ancora l’illusione che ai tuoi occhi
splende. Senza paura o compassione.
Cosciente del tuo sogno. Realtà pura.

Un paesaggio la vita è sempre stata
che tutt’a un tratto sorge.

 

(traduzione di Carlo Ferrucci)
*     *
FINAL

 

Pessoa (Iniciaçao)


O corpo è a sombra das vestes
que encobrem teu ser profundo.

Solo estás en este mundo
que no es de sombras celestes.

Tu cuerpo es luz de la muerte
que va vestida de sueño
para ganarte el empeño
de ser tu soñada suerte.

Tu caminar no es camino,
tu paso la nada huella,
lo que crees tu sombra bella
es sombra de tu destino.

Entre otras sombras caminas,
entretejida penumbra,
que el tiempo de tiempo alumbra
en soledades vecinas.

Tránsito es su pobre llama,
sólo en tránsito despierta.
Su ilusión? – La sed incierta
desmentida en lo que ama.

Y ama la luz entregada
a huir de su propio día,
soñando melancolía
de sombra, muerte, de nada.

    FINALE

 

Pessoa (Iniciaçao)


O corpo è a sombra das vestes
que encobrem teu ser profundo.

Sei solo in questo mondo
che non è di ombre celesti.

Il tuo corpo è luce della morte
che va vestita di sogno
per strapparti l’impegno
di essere la tua sognata sorte.

Il tuo camminare non è cammino,
impronta il tuo passo il nulla,
ciò che credi la tua ombra bella
è ombra del tuo destino.

Fra altre ombre cammini,
intrecciata penombra,
che il tempo di tempo illumina
in solitudini vicine.

Transito è la sua povera fiamma,
solo in transito si desta.
La sua illusione? – La sete incerta
contraddetta in ciò che ama.

E ama la luce intenta
a fuggire dal proprio giorno,
sognando malinconia
di ombra, morte, di niente.

 

(traduzione di Carlo Ferrucci)