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Álvaro Mutis e Luca Rosi

Il 21 e 22 settembre 2013, a distanza di poche ore uno dall\’altro, morivano il nostro caro amico e poeta italo-venezuelano Luca Rosi e il poeta e scrittore colombiano Álvaro Mutis.

Vogliamo ricordarli entrambi.

mutis

Álvaro Mutis 
de Las Obras perdidas, 1965

Ciudad
 
Un llanto,
un llanto de mujer
interminable,
sosegado,
casi tranquilo.
En la noche, un llanto de mujer me ha despertado.
Primero un ruido de cerradura,
después unos pies que vacilan
y luego, de pronto, el llanto.
Suspiros intermitentes
como caídas de un agua interior,
densa,
imperiosa,
inagotable,
como esclusa que acumula y libera sus aguas
o como hélice secreta
que detiene y reanuda su trabajo
trasegando el blanco tiempo de la noche.
Toda la ciudad se ha ido llenando de este llanto,
hasta los solares donde se amontonan las basuras,
bajo las cúpulas de los hospitales,
sobre las terrazas del verano,
en las discretas celdas de la prostitución,
en los papeles que se deslizan por solitarias avenidas,
con el tibio vaho de ciertas cocinas militares,
en las medallas que reposan en joyeros de teca,
un llanto de mujer que ha llorado largamente
en el cuarto vecino,
por todos los que cavan sus tumba en el sueño,
por los que vigilan la mina del tiempo,
por mí que lo escucho
sin conocer otra cosa
que su frágil rodar por la intemperie
persiguiendo las calladas arenas del alba.
 
Città
Un pianto,
un pianto di donna
interminabile,
soffocato,
quasi tranquillo.
Nella notte, un pianto di donna mi ha svegliato.
Prima il rumore di una serratura,
dopo dei piedi che tentennano
e in seguito, a un tratto, il pianto.
Sospiri intermittenti
come cadute di un\’acqua interna,
densa,
imperiosa,
inesauribile,
come una chiusa che accumula e libera le acque
o come elica segreta
che interrompe e poi ricomincia il suo lavoro
travasando il bianco tempo della notte.
Tutta la città si è impregnata a poco a poco di questo pianto,
perfino i terreni abbandonati dove si getta la spazzatura,
sotto le cupole degli ospedali,
sopra le terrazze dell\’estate,
nelle discrete celle della prostituzione,
nelle carte che girano sui viali spopolati,
con l\’emanazione tiepida di certe cucine militari,
sulle medaglie che riposano dentro le teche speciali,
un pianto di donna che è durato lungo tempo
nella stanza vicina,
per tutti coloro che scavano la propria tomba nel sonno,
per coloro che sorvegliano la mina del tempo,
per me che lo ascolto
senza conoscere altro
che il suo debole rotolare all\’aria aperta
per inseguire le silenti sabbie dell\’alba.
 
(Traduzione di Martha Canfield)
ritaglio_luca

Luca Rosi

SAN MARTINO 2005 (inedito)
 
Il tremolio delle luci dei lampioni da poco accesi
accarezza le sinuose colline fiesolane
che dietro i vetri delle mie finestre
s’insinuano pudiche nell’alveo della mia memoria
mentre il tramonto d’un tiepido novembre
mi ripropone amati versi carducciani
tra nostalgie di caldarroste e ribollir di mosti nuovi…
 
Ma è ingannevole questa mestizia
che mi avvolge come abbraccio di donna
o nostalgia del ritorno a un’infanzia ormai lontana?
 
Eppur la sento e sento che devo possederla tutta
senza remore o pudori, assaporarla fino in fondo
superando malesseri ideologici
sensi di colpa e d’impotenza per il dolore del mondo…
 
E quando le tenebre finiscono per chiudere lo sguardo
e si confondono ai fumi di sterpaglie che lentamente bruciano
come incenso o come dono o illusione
archivio riletture e scelte di mie vecchie poesie
e abbraccio il sorriso dei nipoti, i loro giochi, le loro fantasie
le loro inquiete esuberanze e le gratuite tenerezze.
 
Firenze, 11 novembre 2005
 
*Questa poesia l’ho scritta  l’11 novembre del 2005, giorno di San Martino, direttamente al computer, dopo aver lavorato per l’intero pomeriggio a rileggere, scegliere e trascrivere alcune mie poesie tratte da Terra calcinata, Guaicaipuro  e L’età dell’uomo, oltre ad alcuni fascicoli di “Collettivo R” e dalla raccolta inedita La edad de las cornucopias de oro. Arrivati all’ora del tramonto e mentre Neri stava per finire il suo pisolino quotidiano e Matteo stava per tornare da scuola e dal corso di pallacanestro, mi lasciai trasportare dal desiderio di godermi quello stupendo tramonto novembrino… E questa poesia è dedicata in modo molto speciale a “ricordare” quel momento e la particolare tenerezza che mi ispirarono sia il tramonto sia la presenza dei nipoti. Possano un giorno leggerla e rivivere, per quanto possibile, quell’ineffabile momento…

È morto Gabriel García Márquez

E ora l’America Latina è ancora un po’ più sola
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Il 17 aprile 2014 si è spento a Città del Messico Gabo, lo scrittore Gabriel Garcia Marquez.
Era nato il 6 marzo del 1927 a Aracataca in Colombia.
Nel 1982 fu insignito del premio Nobel per la letteratura.
Con lui ci lascia un genio della letteratura latino americana.
 
Vogliamo ricordarlo con alcune parole che pronunciò in La solitudine dell’America Latina, il suo memorabile discorso di accettazione del Nobel.
«Noi inventori di favole, che crediamo a tutto, ci sentiamo in diritto di credere che non è ancora troppo tardi per intraprendere la creazione» di «una nuova e devastante utopia della vita, dove nessuno possa decidere per gli altri addirittura il modo in cui morire, dove davvero sia certo l’amore e sia possibile la felicità, e dove le stirpi condannate a cento anni di solitudine abbiano finalmente e per sempre una seconda opportunità sulla terra».

 

La repubblica

Corriere della sera

La stampa

El país

La soledad de América Latina

La solitudine dell’America Latina

 

È morto Juan Gelman

Il grande poeta argentino Juan Gelman è morto a Città del Messico il 14 gennaio 2014. Aveva 83 anni.

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Gelman nacque a Buenos Aires il 3 maggio 1930 da genitori immigrati ucraini di origine ebraica. Fin da giovanissimo la sua vita fu segnata dall’impegno politico e dalla poesia. Militò nel Partito Comunista Argentino e fu per questo incarcerato nel 1963; poi entrò a far parte delle Fuerzas Armadas Revolucionarias e alla vigilia del colpo di Stato argentino si allontanò dal paese iniziando la sua lunga peregrinazione di esule, fra Europa e America, che lo vedrà poi stabilirsi definitivamente in Messico. Nel primo periodo della Dittatura, i militari argentini sequestrano e fanno sparire i suoi figli, Nora Eva e Marcel Uriel, e sua nuora María Claudia García, che stava per dare alla luce una bambina. Dalla fine della dittatura iniziò una incessante e dolorosa ricerca che lo porterà nel 1999 a ritrovare la nipote, che era stata affidata a un militare uruguayano e che nel 2002 ha potuto riprendere il nome dei suoi veri genitori: Macarena Gelman.

Tutto il suo impegno politico e la sua tragica vicenda personale sono indissolubilmente legati alla sua attività letteraria e poetica in particolare. E la lacerazione dell’io casusatagli dal lungo esilio,  sta probabilmente alla base della  scelta di Gelman di usare spesso eteronimi (John Wendell, Don Pero, Sidney West e altri).  È  considerato uno dei maggiori poeti contemporanei e le sue opere sono state tradotte in moltissime lingue.

Hechos y relaciones (1980; Fatti e relazioni), Si dulcemente (1980; Se dolcemente), Citas y comentarios (1982; Citazioni e commenti), e Composiciones (1986; Composizioni). Carta a mi madre (1999; Lettera a mia madre). Nel 2006 Doveri dell\’esilio, in occasione dell\’assegnazione del premio internazionale di poesia civile di Vercelli. Valer la pena 2007.

Il centro Studi Jorge Eielson aveva celebrato la sua poesia il 7 dicembre 2010 durante la Giornata Internazionale dei Diritti Umani:

Epitafio

Un pájaro vivía en mí. Una flor viajaba en mi sangre. Mi corazón era un violín.
Quise o no quise. Pero a veces me quisieron. También a mí me alegraban: la primavera, las manos juntas, lo feliz.
¡Digo que el hombre debe serlo!
Aquí yace un pájaro. Una flor. Un violín.

Juan Gelman

 

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Luca ci ha lasciato

Il 21 settembre 2013 si è spento il nostro caro amico,

direttore e anima intellettuale e morale della pluridecennale rivista “Collettivo R”

Luca Rosi

Noi tutti, collaboratori e sostenitori della rivista e dell\’Associazione Atahualpa,

uniti commossi al dolore della famiglia,

vogliamo ricordarlo con un verso del suo amato Neruda:

… no quiero que se muera mi herencia de alegría …

non voglio che finisca il mio lascito di gioia

La cerimonia funebre si svolgerà lunedì 23 settembre alle ore 15,

nella Chiesa di San Marco Vecchio – via Faentina, 139 a Firenze

luca rosi alla mostra per il 40 anniversario di collettivo r

 

Luca Rosi il 4 dicembre 2010 alla Mostra per il 40° anniversario della rivista Collettivo R

“1970-2010 Un progetto lungo 40 anni” – Biblioteca Marucelliana – Firenze

 

 

 

 

 

Miguel Fabruccini a Carmignano

IL COMUNE DI CARMIGNANO – UFFICIO CULTURA
in collaborazione con
L’ASSOCIAZIONE CULTURALE CANTIERE D’ARTE ALBERTO MORETTI / GALLERIA SCHEMA
e il patrocinio della Classe di pittura dell’Accademia delle Arti del Disegno,

 

presentano

 

Miguel Fabruccini

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a cura di Lucilla Saccà e Raul Dominguez
inaugurazione sabato 11 maggio alle ore 17

la mostra prosegue fino a giovedì 23 maggio 2013

Via Borgo 4 – P.za SS. Francesco e Michele- 59015 Carmignano (PO)

orario apertura:  da mercoledì a domenica ore 16-19. 

Per appuntamenti Uff. Cultura Tel.  055 8750231  – Raul Dominguez  347 9786791

cultura@comune.carmignano.po raouldominguez@gmail.com

Perù frontiera del mondo – Eielson e Vargas Llosa

È uscito il volume Perù frontiera del mondo. Eielson e Vargas Llosa che raccoglie gli interventi del convegno tenutosi a Palazzo Strozzi nei giorni 26-28 novembre 2008.

Il volume sarà presentato il 4 aprile 2013 alle ore 12.00
alla Casa de la Literatura Peruana – Jr. Áncash, 207 – Lima 1 – Perù

 

Perù frontiera del mondo. Eielson e Vargas Llosa: dalle radici all’impegno cosmopolita, a cura di Martha Canfield, Firenze University Press, 2013, pp. 390 (Ed. bilingue italiano-spagnolo).

Il volume è disponibile, anche in modalità open access, sul sito della Firenze University Press
http://www.fupress.com/

 

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8 marzo 2013 Morillo

Nella giornata internazionale della donna lo scrittore peruviano Alex Morillo ci invia queste parole

Las civilizaciones, desde sus tiempos más remotos hasta la actualidad, siempre han asociado el universo femenino con lo sagrado. De esta forma, dado que alcanzar lo sagrado es lograr una comunión absoluta con el universo, cualquier acto del hombre (desde el más humilde hasta el más extraordinario) debe llevarse a cabo pensando que la esencia de nuestras vidas es femenina porque nos originamos allí y retornamos una y otra vez mediante el amor. Jorge Eduardo Eielson, entrañable artista peruano, dijo alguna vez lo siguiente:

«El rol femenino, en una sociedad autodestructiva como la nuestra, es eminentemente ecológico, de salvaguardia de los ciclos y de los recursos naturales, de permanente regulación del ecosistema terrestre. Es lo más cercano a nuestra madre tierra, tan humillada y saqueada por el ansia de poder industrial. La posesión de la tierra – y su correspondiente explotación – es gemela de la posesión de la mujer y su correspondiente sumisión a los poderes masculinos».

El universo femenino no es una oposición, no es inferior ni superior, está dentro de todos nosotros, hombres y mujeres, porque lo femenino es el equilibrio. Como diría Eielson, “femenina y masculina es la armonía del mundo”.

Un fuerte abrazo y un beso, en este día.

Alex Morillo

Le civiltà, dai tempi più remoti fino ad oggi, hanno associato sempre l’universo femminile con il sacro. In questo modo, dato che raggiungere il sacro equivale a raggiungere una comunione assoluta con l’universo, qualunque azione dell’uomo (dalla più umile alla più straordinaria) deve essere portata a compimento pensando che l’essenza delle nostre vite è femminile perché lì nasciamo e lì torniamo, e sempre attraverso l’amore. Jorge Eduardo Eielson, amato artista peruviano, disse una volta quanto segue:

«Il ruolo femminile, in una società autodistruttiva come la nostra, è eminentemente ecologico, di salvaguardia dei cicli e delle risorse naturali, di permanente regolazione dell’ecosistema terrestre. È la cosa più vicina alla nostra madre terra, tanto vilipesa e saccheggiata dalla smania di potere industriale. Il possesso della terra – e il suo corrispondente sfruttamento – è gemello del possesso della donna e della sua corrispondente sottomissione ai poteri maschili».

L’universo femminile non è una opposizione, non è inferiore né superiore, sta dentro tutti noi, uomini e donne, perché il  femminile è l’equilibrio. Come direbbe Eielson, «femminile e maschile è l’armonia del mondo».

Un forte abbraccio e un bacio, in questo giorno.

Alex Morillo